… Alcune domande sul rapporto con gli oggetti della memoria toccano da vicino quelle comunità di persone responsabili della conservazione che, in questi anni, sono state spinte a conquistare per le fonti del ricordo – monumenti o testi che siano – il valore del riconoscimento sociale: la valorizzazione.
Ai curatori del ricordo viene chiesto di condividere, di parlare a una comunità sempre più ampia ed eterogenea. Parlare a molti, tuttavia, non è qualcosa che venga spontaneo né viene insegnato durante tutto il percorso formativo delle professioni legate all’eredità culturale. Marguerite Yourcenar in Care memorie (1974) descrive l’impegno necessario a ridare pienezza al passato e arrestarne l’inaridimento: «La vita passata è una foglia secca, screpolata, senza linfa né clorofilla, crivellata di buchi, lacerata e sfrangiata, che, vista in controluce, presenta soltanto lo scheletro delle sue nervature sottili e friabili. È necessario un certo sforzo per renderle il suo aspetto carnoso e verde di foglia fresca, per restituire agli eventi e ai casi quella pienezza che appaga coloro che li vivono, impedendo loro d’immaginarli diversi».
Parlare a molti vuol dire ridare alla memoria carne e sangue, mentre il conformismo e il timore di essere esclusi dal riconoscimento di ‘scientificità’ hanno prodotto non di rado l’effetto di inibire ogni emozione. Si scrive sempre tenendo d’occhio i concorsi universitari, così anche i testi potenzialmente interessanti per un pubblico appena più ampio si attengono ai caratteri di una certa tradizione accademica umanistica: stile e tono impersonali, linguaggio molto controllato, citazioni, note e bibliografie accumulative, ben oltre le esigenze del rigore.
La narrazione più libera, ad affresco, dei grandi storici francesi della storia sociale è stata vista con sguardo critico da una parte rilevante della storiografia italiana e, di certo, al cerchio intermedio degli interessati non specialisti si sono rivolti solo i giornalisti scrittori di storia, dotati per mestiere di capacità divulgativa… (da Di chi è il passato? p. 47, vedi download in pubblicazioni)