…quando l’oggetto è l’opera d’arte c’è in gioco lo status non marginale o accessorio del bene comune e, quindi, dell’interesse collettivo.
Per Di chi è il passato le opere di Maria Lai hanno un valore particolare: sono l’espressione artistica più sentita e compiuta dei concetti di trama, tessitura e interconnessione che ispirano questo sito. Addolora la lite fra l’Archivio di Maria Lai e il museo di Ulassai, scontro d’interessi reale, ma diffuso dalla stampa nel solito modo “ad effetto” che non cerca di con-prendere le ragioni. Dietro la contesa non c’è solo e necessariamente un’incapacità di gestire i conflitti d’interesse, e neanche la prevalente concezione proprietaria dell’opera d’arte.
Per affermarsi nello scenario territoriale, e in quello culturale internazionale, il Museo “La Stazione dell’Arte” e l’Archivio Maria Lai, detentore dell’eredità, devono costruire con e sulle collezioni un’intensa programmazione e un largo patrimonio relazionale. Risorse limitate per la cultura e la densità di soggetti attivi hanno posto le basi per una fortissima competizione all’interno dello stesso tessuto delle attività culturali. Il modo di gestire la competizione s’intreccia poi con la dominante logica dicotomica oppositiva: tutto si trasforma in scontro aperto, nuocendo in definitiva ai protagonisti che si consumano in una battaglia tutta interna all’opera di Maria Lai.
Le istituzioni culturali sono state spinte a interpretare il ruolo d’imprese, ma anche le imprese oggi fanno rete con quelle concorrenti e, comunque, quando l’oggetto è l’opera d’arte c’è in gioco lo status non marginale o accessorio del bene comune e, quindi, dell’interesse collettivo. Sono coinvolte le istituzioni pubbliche fino al Mibac, l’opinione pubblica e i mezzi d’informazione, tanto più se l’artista ha un crescente rilievo, come nel caso di Maria Lai. La logica imprenditoriale non è qualcosa di generico, richiede analisi e scelte, la conoscenza del contesto in cui si opera e della trama di relazioni in cui si è immersi: maneggiare con cura!
